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GAM: ma il rally potrebbe davvero continuare? - PAROLA AL MERCATO

di Julian Howard* (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 06 mag - In futuro ci aspettiamo un aggiustamento del tasso di crescita dei mercati, se non una vera e propria correzione. A questo punto, pero', gli investitori potrebbero fare una pausa. Si tratta davvero di una ripetizione condannata della fine degli anni '90, quando le valutazioni sembravano non avere importanza, fino a quando improvvisamente... l'hanno avuta? All'epoca aziende come Pets.com sono diventate famose per le loro impennate, ma non hanno mai realizzato profitti significativi, o addirittura nessun profitto. E tutti sanno cosa e' successo dopo. O siamo invece sulla cuspide di una nuova e discreta era economica, degna di essere inserita nella tesi del compianto economista Walt Rostow sulle "fasi della crescita economica"? L'intelligenza artificiale (AI) sta gia' cambiando il mondo in maniere inimmaginabili fino a pochi anni fa, con timidi segnali che indicano che la lunga ricerca di una maggiore produttivita' potrebbe finalmente giungere al termine. Ma il rally potrebbe davvero continuare? Guerre e politica: c'e' molto da temere nel mondo Negli investimenti, cosi' come in altri settori della vita, il pessimismo tende a sembrare saggio e realistico, mentre l'ottimismo a sua volta puo' apparire avventato e ingenuo. E il pessimismo oggi abbonda. A partire dallo scenario geopolitico, i fattori esterni che preoccupano gli investitori sono numerosi. La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina continua e difficilmente si attenuera' in caso di vittoria repubblicana alle elezioni di novembre. Donald Trump ha apertamente parlato di una tariffa generalizzata del 10% sui beni importati fin dall'inizio di febbraio, dichiarando il suo desiderio di "eliminare completamente la dipendenza dalla Cina in tutti i settori critici". Si tratta di una misura che probabilmente avra' effetti inflazionistici, visto che probabilmente verranno presi di mira beni strategici come i dispositivi a semiconduttore e altri prodotti elettronici, l'acciaio e i prodotti farmaceutici, anche se verranno lasciati fuori beni non strategici come i prodotti tessili e i giocattoli. E poi ci sono le guerre vere e proprie in corso in Ucraina e in Medio Oriente, per non parlare delle zone dell'Africa e, piu' recentemente, del crollo di Haiti nell'anarchia totale, che minacciano la stabilita' nel cortile di casa dell'America.

L'ordine liberale del libero mercato del secondo dopoguerra sembra essere sostituito dal nazionalismo, dal protezionismo e da una netta mancanza di consenso globale su quasi tutto.

L'alta marea trasporta alcune navi meglio di altre Per quanto riguarda i mercati, una lunga era di tassi d'interesse molto bassi ha lasciato il posto (per ora) a tassi piu' alti, con il tasso sui Fed Funds al 5,25% e i mercati degli overnight interest rate swap che non prevedono piu' tagli imminenti in presenza di segnali contrastanti sull'inflazione. Cio' sta esercitando una pressione teorica in particolare sui titoli statunitensi che, come gia' detto, non sono in grado di offrire un rendimento degli utili che appaia interessante rispetto ai tassi privi di rischio. E poi c'e' il problema della concentrazione. Nell'ultimo anno fino al 22 marzo, l'apprezzamento delle quotazioni dell'S&P 500 e' stato guidato principalmente da tre settori di mercato: tecnologia, servizi di comunicazione e beni di consumo discrezionali. Questa concentrazione sembra l'opposto della diversificazione che ogni investitore dovrebbe avere come obiettivo la costruzione di un portafoglio sostenibile.

Affinche' il rally del mercato diventi piu' sostenibile, o addirittura continui, gli utili societari devono crescere e, preferibilmente, anche diversificarsi. Almeno negli Stati Uniti, quest'ultimo obiettivo sembra difficile da raggiungere, dato che gli utili societari in percentuale del PIL sono gia' elevati, in gran parte grazie alle societa' tecnologiche. Oggi gli utili si attestano all'11%, al di sopra della media di lungo periodo del 7% dal 1947 (fonte: Bloomberg, GAM).

Risolvere finalmente il puzzle della produttivita'? Negli Stati Uniti, la produzione per ora lavorata e' migliorata a partire dalla meta' del 2022 e questo spiega in modo convincente come l'economia sia riuscita a crescere a un tasso annualizzato del 3,2% nell'ultimo trimestre del 2023 senza subire un'inflazione aggiuntiva. Una parte consistente della ripresa della produttivita' e' indubbiamente dovuta alla normalizzazione delle catene di approvvigionamento dopo la pandemia, come si puo' notare dalla stabilizzazione dell'inflazione dei beni. Ma e' probabile che una parte provenga anche dall'intelligenza artificiale, che si sta gradualmente infiltrando in tutti i settori dell'economia.

Cio' solleva l'allettante prospettiva che un ulteriore rafforzamento della crescita economica statunitense non sia ostacolato dall'inflazione. Questo sarebbe profondamente significativo, perche' un'economia forte, che ha meno probabilita' di generare inflazione, ha anche meno probabilita' di essere gravata da tassi di interesse piu' elevati in futuro. Si tratta di un vero e proprio "scenario goldilocks" e spiega la lunga ossessione degli economisti per l'enigma della produttivita', che forse ora e' stato risolto.

*Lead Investment Director delle soluzioni Multi Asset di GAM.

Red-

(RADIOCOR) 06-05-24 11:22:40 (0223) 5 NNNN

 


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