Che cosa sono i contratti forward

Scopri la definizione di contratti forward, quando sono nati, a cosa servono e le differenze con i future.



FTA Online News, Milano, 07 Mar 2019 - 10:00

Definizione di contratti forward

I contratti forward sono contratti di compravendita "a termine" e si differenziano da quelli "a pronti" per il fatto che la consegna del bene oggetto del contratto (il sottostante) e il pagamento del prezzo pattuito avvengono a una data futura prefissata e non nel momento in cui le due parti raggiungono d'accordo. Ad esempio il soggetto A decide di acquistare dal soggetto B un'auto e viene pattuito un prezzo di 10mila euro. Se pagamento e consegna dell'auto avvengono nel momento dell'accordo si tratta di un contratto a pronti. Qualora i due soggetti decidessero di comune accordo di posticipare pagamento e consegna di 30 giorni (e siglassero un impegno scritto in tal senso) ci troveremmo di fronte a un contratto a termine.



 

I primi contratti forward


In base alle ricostruzioni storiche i primi contratti forward risalgono al XV secolo, quindi immediatamente dopo la fine del Medioevo e in contemporanea con lo sviluppo di importanti centri commerciali in Italia e nella zona delle Fiandre. In questo contesto i commercianti iniziarono a vendere la merce (principalmente tessuti) a campione, per cui la compravendita avveniva in base alle cosiddette "lettre de faire", ovvero impegni di consegna della merce e pagamento del prezzo pattuito a una data successiva prestabilita presso i magazzini del venditore, a fronte della presentazione del documento.



A cosa servono i contratti forward


I contratti forward permettono di posticipare nel tempo il regolamento di una compravendita già concordata nei dettagli (prezzo e quantità/caratteristiche del bene) e come tutti i contratti derivati hanno due funzioni principali: copertura e speculazione. L'acquirente di un contratto forward può infatti acquistare un bene con pagamento differito proteggendosi da eventuali aumenti dei prezzi (e risparmiando sui costi di stoccaggio in caso di materie prime). Viceversa per il venditore che invece si pone come obiettivo la copertura da eventuali flessioni dei prezzi (e dalla eventuale mancanza di disponibilità immediata del bene). Con i forward si può anche speculare, puntando al rialzo o al ribasso dei prezzi: nel primo caso si acquista il forward al prezzo x per poi rivendere il bene al prezzo x+y in contemporanea con la consegna a termine, realizzando un profitto pari a y. Nel secondo si vende il forward al prezzo x per poi acquistare al prezzo x-z il bene in contemporanea con la consegna a termine, realizzando un profitto pari a z.



Contratti forward e futures: le differenze


I contratti forward e i contratti future sono i due principali tipi di contratti derivati a termine, ovvero contratti che prevedono un accordo tra due parti per la consegna di una determinata quantità del sottostante a un prezzo (il prezzo di consegna) e a una data (la data di scadenza o maturity date). La differenza fondamentale tra il contratto forward e il contratto future è che il forward è scambiato sui mercati non regolamentati (OTC ovvero over the counter) direttamente tra le due controparti. Da questo deriva che i contratti forward non sono in genere standardizzati e presentano il rischio non indifferente che una delle due controparti non onori gli impegni contrattuali. Per ovviare a questo problema sono stati creati nel tempo i future, ovvero contratti che presentano le stesse caratteristiche elencate sopra per i contratti forward (compravendita di un sottostante a una data futura e un prezzo prestabilito), ma standardizzati e negoziati sui mercati regolamentati. La standardizzazione di questi contratti consente di aumentarne notevolmente la liquidità. Per tutte le transazioni dei future è prevista una clearing house, ossia una controparte unica che nel mercato italiano è la Cassa di compensazione e garanzia, che si interpone dunque in ogni scambio sui future e garantisce l’operazione (salvo poi rivalersi su eventuali soggetti inadempienti). Proprio per garantire questa funzione è attivo nel mercato dei future il sistema dei margini: le parti in pratica versano da principio un margine iniziale (una "garanzia" in genere in percentuale del contratto e variabile in base alla volatilità del prezzo del sottostante)  e dunque un margine di variazione che corregge questa garanzia per utili e perdite potenziali a fine seduta. Per garantire questo "aggiornamento" dei prezzi interviene ancora la Cassa di Compensazione e Garanzia (o in generale la clearing house del mercato di riferimento) che attua il cosiddetto marking-to market dei derivati, ossia rileva il prezzo di chiusura dei future a fine seduta ed eventualmente chiede degli aggiornamenti nelle garanzie (i cosiddetti margin call).


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