La storia di Borsa: anni '70 e '80 (1975-1991)

Gli interventi a sostegno del mercato

37Tra la seconda metà degli anni ’70 e i primi anni '80 vennero presi provvedimenti per contrastare un clima economico italiano e internazionale poco favorevole.
Nel 1977 l’indice raggiunse i minimi storici dal dopoguerra. Per rivitalizzare gli scambi fu adottato allora il sistema del credito d’imposta che pose fine alla doppia tassazione dei redditi e nello stesso anno fu istituito ufficialmente il Mercato ristretto per ampliare l’offerta dei titoli negoziabili.
Ancora nel 1983 la legge n. 169 introdusse nuove agevolazioni fiscali (esenzione d’imposta per le plusvalenze realizzate in fase di cessione) volte a incentivare gli investimenti finanziari.
Il 1985 portò un altro elemento di novità con la legge n. 281 del 4 giugno che, dopo oltre dieci anni di esitazioni e paralisi, rinforzò il ruolo della Consob nella regolamentazione del mercato azionario, attribuendo alla commissione la “personalità di diritto pubblico” e la piena autonomia dal governo come autorità indipendente.

 

La visibilità internazionale

39Nel corso della seconda metà degli anni '70 la piazza milanese assunse una crescente visibilità all'interno degli organismi borsistici internazionali. Il presidente del Comitato direttivo fu chiamato alla guida della Federazione internazionale delle Borse valori (Fibv), organismo che raggruppava le principali Borse mondiali. Il Comitato milanese inoltre promosse tra le Borse europee la nascita della Federazione europea delle borse (Fese) che rispondeva più specificamente alle esigenze e alle problematiche dei mercati europei.

 

Il boom dei Fondi comuni di investimento

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Una consistente ripresa del mercato si registrò a partire dal 1983, quando vennero costituiti i primi fondi comuni di investimento di diritto italiano.
I fondi comuni di diritto lussemburghese erano attivi già dalla metà degli anni ’60, ma l’istituzione di quelli italiani ebbe un duplice effetto benefico sulla borsa. In primo luogo i fondi procedettero a massicci acquisti di titoli per costituire i propri portafogli, con positivi effetti sulle quotazioni. Inoltre l’offerta di questi nuovi strumenti di investimento raggiunse un bacino di risparmiatori molto più ampio di quello che operava direttamente sul mercato azionario.


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