La storia di Borsa: la telematizzazione degli scambi (1992-1997)

Il Consiglio di borsa e la nascita di un mercato nazionale

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La legge 2/1/1991 n.1, entrata in vigore il 1 gennaio 1992 diede inizio ad un periodo di intense trasformazioni del mercato.
I Comitati direttivi delle sedi di Borsa in Italia vennero sciolti e fu costituito a Milano il Consiglio di borsa con il compito di rappresentare tutte le componenti del mercato (Banca d’Italia, Agenti di cambio, Sim, istituti di credito, Camere di commercio) e unificare le contrattazioni sul piano nazionale.
Gli agenti di cambio persero il monopolio dei contratti di borsa e fu prevista la costituzione di Società di intermediazione mobiliare (Sim) abilitate ad operare sia per conto terzi che in conto proprio. Agli agenti di cambio in attività fu consentito di scegliere se: associarsi tra colleghi e costituire una Sim, associarsi ad una Sim di matrice bancaria o proseguire nella professione. I concorsi per le nomine di nuovi agenti cessarono di essere banditi e la categoria fu messa ad esaurimento.
La legge impose anche la concentrazione degli scambi in borsa, non più in quanto luogo fisico ma come riunione virtuale degli operatori autorizzati alle contrattazioni.

 

Telematizzazione e dematerializzazione degli scambi

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Al Consiglio di borsa fu affidato il compito di portare a termine il processo di riforma del mercato, oltre che sul piano istituzionale, anche su quello operativo.
Il passaggio degli scambi dalla contrattazione gridata alla piattaforma telematica venne completato tra il 1992 e il 1994. Negli anni seguenti proseguì anche il processo di dematerializzazione, al termine del quale gli scambi di titoli si ridussero a semplici operazioni contabili tra le posizioni dei contraenti aperte presso la società depositaria.
Le nuove forme della contrattazione aprirono a loro volta più efficaci possibilità tecniche di integrazione tra i mercati mobiliari internazionali e di circolazione di nuovi prodotti finanziari. Dopo la metà degli anni '90 l'attenzione a questi temi si sviluppò e anche il Consiglio di borsa prese ad analizzare le nuove prospettive di convergenza internazionale.

 

Le privatizzazioni

45bA partire dal 1992, con la privatizzazione delle partecipazioni statali, il mercato italiano ricevette un’energica iniezione di liquidità che contribuì all’aumento della capitalizzazione.
Lo stato procedette in questi anni alla collocazione in borsa di alcuni colossi pubblici non quotati, quali Ina ed Eni, e alla vendita di larghe quote di società già iscritte al listino come le principali banche nazionali (Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano).


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